Origini della famiglia
I racconti sugli Spadafora narrano che la famiglia era originaria di Bisanzio e “vanta di essere stata
portata in Sicilia da un Basilio,
esarca per l’imperatore Isacco Commeno nel 1058” Il cognome Spadafora deriverebbe dal fatto
che agli alti esponenti della famiglia era stata concessa la dignità di portare
la spada sguainata davanti all’Imperatore.
“Aderendo a' baroni normanni, Basilio tolse in moglie Umfrida, figlia di
Umfrido normanno, dalla quale coppia ne venne un Roberto, un Ruggiero ed un
Corrado, dal duca Roberto e conte Ruggiero loro zii tenuti al sacro
fonte, riusciti essendo valorosi guerrieri tanto da fare immensa strage de'
Mori”.
La storia vera [
Di certo c'è che nel 1230 Giovanni
Spadafora è segretario dell’Imperatore Federico II, nonché Re di Sicilia.
Già dal XIII secolo i
componenti del Casato iniziarono a diffondersi lungo la costa tirrenica della
Sicilia, fra Palermo e Messina e in parte di quella jonica.
Pietro Damiano, senatore di Randazzo, barone di Jaci dal 1282 e di Troina nel 1304 (feudo che nel 1306 cambierà con quello di Roccella), nel giugno del 1291, condottiero del re di Aragona, viene fatto
prigioniero durante l’assedio di Agosta. A Messina si trovano le tracce di
Matteo, senatore della città nel 1358. Poi Corrado che cade in battaglia a Jaci nel
1357. E ancora, un altro Corrado,
strategoto di Messina nel 1395.
Due i rami principali: quello dei principi di Maletto e di Venetico, marchesi di San Martino, baroni di
Mazzarrà, della Cavalleria, Pirago, Persinaci. L'altro, dei principi di
Spadafora, duchi di
San Pietro, marchesi di Policastrello e di Carletto, conti d'Andria, baroni dei
Carriaggi di San Pietro, signori del Mortellito, Treponti, Pedalacia, Terra del
Bordonaro, Fiume Cerramo, Magnavacca, Torre Spagnola. A questi si deve
aggiungere il ramo dei baroni, poi principi, di Mazzarà (nel 1673 è Don
Pietro Spadafora il I Principe di Mazzarà).
Gli interessi si spostano nell'area di Taormina con Federico, capitano e castellano
della cittadina nel 1399, giustiziere del
Val Demone nell’anno 1403, I barone del Biscotto, del Sale e della Canapa sulle
gabelle del porto di Messina. Iniziano con questo personaggio gli allacciamenti
con gli altri stati italiani. Il 12
maggio 1409 ottiene dal doge Michele
Steno e dal senato veneto l'inserimento nell'ambito del Patriziato Veneto
(trasmissibile agli eredi) e diviene anche Console della Repubblica di Venezia a
Messina.
Fra i titoli della famiglia si contano anche cariche particolari come quelle
che Salimbene Spadafora eredita per sé e i suoi figli dalla moglie
Giovanna, vedova Tedesco. Alla morte del primo marito la nobildonna ottiene il
titolo del marito, Enrico Tedesco, ovvero quello di baronessa della metà dei
mezzograni sopra le tonnare di Solanto, San Giorgio, Arenella e San Niccolò di
Bendorni. Tutto passerà ai suoi unici figli, quelli del matrimonio con Salimbene
Spadafora.
Non mancano gli alti prelati come Annibale Spadafora, vescovo di Lipari nel 1485 ed archimandrita di Messina.
Poi le appartenenze a grandi cavalierati. IL primo è un Corrado
Spadafora, cavaliere dell’ordine di Malta nel 1485.
Le cariche di senatore di Messina e Palermo, pretore, capitano di giustizia,
maestro marammiere del terzanà e Real Palazzo di Messina, si susseguono spesso
fra gli appartenenti alla famiglia fino al XVIII secolo.
Michele Spadafora, barone di Maletto, con privilegio del 23 giugno 1579 ottiene la concessione del titolo di marchese della
Roccella e, con privilegio del 2
aprile 1619, riesce ad avere la
concessione del titolo di principe di Maletto.
- Evidenti gli apparentamenti con altre famiglie nobili siciliane ed europee,
unioni che, come sovente, erano veri e propri contratti che servivano ad
ampliare la sfera economica e di potere delle famiglie dominanti. Come al
solito, l'ampliamento della sfera d'influenza comportava un allungamento della
lista dei cognomi che si era costretti a portare.
Una prima unione importante si ha con Benvenuto I Grifeo, VIII
Barone di Partanna (1309 - 1392): sarà Nina Spadafora a sposarlo. Il nobiluomo
serve Re
Pietro IV d’Aragona nelle guerre di Catalogna e di Sardegna e per l'occasione ottiene anche l'investitura
di Ammiraglio dell’armata marittima per soccorrere i castelli di Chirra,
San Michele, Collari ed altri della stessa Sardegna. Benvenuto I sottomette i
ribelli di Catalogna e di quell'Isola, così dal Sovrano ha in dono il feudo
sardo di Galtellin col titolo
di Visconte. In più, nel Regno di Sicilia,
Benvenuto riceve la Baronia di Misirrindino con privilegio. Per gli Spadafora è
quindi un'unione da portare a compimento. Si continua con Federico
Spadafora e Moncada, barone di Venetico, provveditore delle fabbriche del
regio palazzo di Messina nel 1594, figlio di
un'unione con la potente famiglia dei Moncada. Poi Giuseppe Spadafora
Branciforti e Moncada: quest'ultimo con privilegio rilasciato a Madrid il 23 luglio 1622, ottiene la concessione del titolo di marchese di San
Martino. Si continua con Francesco Spadafora Branciforti Moncada e
Ruffo, marchese di San Martino, che, con privilegio del 10 novembre 1629 ha la concessione del titolo di principe di
Venetico.
Più avanti nella sequenza genealogica, arrivano altre unioni importanti e si
sviluppano i ruoli di peso a Corte. Federico Spadafora con privilegio
emanato a Madrid il 7 agosto 1672, viene nominato maestro razionale di cappa
corta del Tribunale del Real Patrimonio e, con privilegio del 29 maggio 1673, ha la concessione del titolo di duca di
Spadafora. Muzio Spadafora, marchese di Policastrelli, è il primo ad
avere la concessione di principe di Spadafora grazie a un privilegio rilasciato
a Madrid il 4 maggio 1710. Il 28
marzo 1682 sposa Donna Maria Antonia
Ruffo, figlia di Don Antonio, I principe della Scaletta e di Alfonsina Gotho,
baronessa di Santa Lucia. Il figlio, Don Gutierrez Spadafora, II
principe di Spadafora, diviene gentiluomo di Camera del Re di Napoli e Sicilia e
vicario generale a Novara nel 1743. Quarantotto anni prima, nel 1695, Muzio Spadafora (muore a Palermo
nel 1723) V principe di Venetico, sposa Anna
Maria Gaetani e Gravina, figlia di Ignazio Gaetani e Gaetani e di Perna Gravina.
Diventa capitano di Palermo dal 1717 al 1718, Maestro Razionale del Regio Patrimonio,
deputato del Regno di Sicilia nel 1720,
ottiene la carica di gentiluomo di Camera di Vittorio Amedeo II di Savoia Re di
Sicilia. L'8 agosto 1796, Mariano e Salvatore Spadafora e
Monroy dei principi di Spadafora, ottengono l'attestato di nobiltà dal
senato di Palermo.
Arma
Blasonatura: di rosso, col braccio destro armato movente dal fianco sinistro
dello scudo, impugnante una spada alta in sbarra, il tutto al naturale.
Motto: Prodes In Bello.
Sostegni: due liocorni d’argento ritti ed affrontati.
Elmo e corona di principe.
Lo scudo è utilizzato per intero dal Comune di Maletto per lo stemma cittadino, mentre i comuni di Spadafora e di Roccella
Valdemone adoperano l'arma gentilizia in combinazione con altre figure
araldiche.
|